4

Scopri
altro su

Museo Delle Varette

Le varette, diminutivo del termine dialettale calabrese “vara”, ossia fercolo, sono 29 statue lignee raffiguranti la Passione di Cristo (i Misteri) che il Venerdì Santo vengono portate a spalla, per le vie della città, dalla chiesa Matrice alla chiesa del Calvario. 

Il 30 settembre 2013, nel giorno delle celebrazioni del Santo Patrono di Cittanova, San Girolamo, è stato inaugurato il Museo delle Varette nella struttura sita in via Zito, che ospita 10 degli 11 gruppi scultorei del Venerdì Santo. La statua della Pietà rimane custodita nella teca della Chiesa Matrice.

Il Museo delle “Varette”, gestito dalla Parrocchia San Girolamo, custodisce e valorizza i preziosi e monumentali gruppi scultorei, opera dei celebri Scultori ottocenteschi Francesco e Vincenzo Biangardi, intorno il 1800, alcune statue dello scultore calabrese Domenico Delorenzo realizzate intorno il 1700- 1800.

Francesco Biangardi, napoletano di nascita, si trasferì a Cittanova nel 1864 e qui realizzò sei delle undici statue dei Sacri Misteri, dette localmente le Varette, che si portano in processione il Venerdì Santo, un tempo custodite nella chiesa arcipretale di San Girolamo. Sei di queste furono scolpite a Cittanova: L’orazione di Gesù nell’orto, La flagellazione di Gesù, La coronazione di spine di Gesù, La caduta di Gesù sotto la croce (1865); La Maddalena (1867) e La deposizione di Gesù dalla croce (1868).

Le restanti furono commissionate che ormai lo scultore si era trasferito in Sicilia: Il Cristo con la Desolata (1888); Il Cristo fra i due ladroni, detto Il Calvario (1889) ; L’Ecce Homo e la Madonna e San Giovanni per il gruppo del Calvario (1892) ; L’Addolorata (1895). Suo è il gruppo di San Giuseppe lavoratore col Bambino e San Giovannino, custodito a Cittanova nella chiesa omonima. 

Restaurò nel 1865 col figlio Vincenzo il gruppo de La Pietà (1816) del napoletano Domenicantonio Coppola e, nel 1873, la settecentesca statua lignea dell’Immacolata».

 Caratteristica comune a tutte le statue, tipica del gusto e dello stile del tempo in cui esse furono scolpite e della scuola alla quale l’artista si rifece, è la ricerca della espressività nei volti e nei gesti dei vari personaggi. 

Guardando le varie figure del Cristo, si noterà sempre la stessa compostezza mesta e sublime, che traspare sia dal volto sia dall’ atteggiamento del corpo.

Nel volto del redentore Crocefisso che, nel cosiddetto gruppo Tre Croci, si volge al buon ladrone per promettergli il perdono ed il paradiso, si tocca forse il vertice di tale ricerca, che rivela la sincera e commossa partecipazione dell’artista al mistero della Passione. 

 Ancora le figure della Madonna: sia che venga presentata ritta ai piedi della Croce, sia prostrata a contemplare il figlio moribondo o già morto, nell’ atto di accoglierlo tra le braccia quando viene deposto, si rimane sempre colpiti da quell’espressione straziata, che si rivela nello sguardo accorato, nella bocca dischiusa al gemito.

Ma accanto a questa, che è la caratteristica più evidente e facile a rilevare, bisogna notare ed apprezzare nel suo giusto valore la minuziosa e perfetta osservazione e riproduzione dei particolari anatomici: si osservi la cura con cui sono trattati i vari nudi del Cristo nelle diverse posture oppure la robustezza virile delle membra sia degli apostoli e discepoli che dei carnefici oppure, così mirabilmente delicato il modellato dei corpi femminili, come quelli della Madonna ai piedi della croce e della Maddalena in lacrime. Notevole infine la capacità dello scultore nel comporre i singoli gruppi. Ciascuno di essi infatti non risulta un insieme di figure scolpite separatamente e poi giustapposte le une alle altre, ma una scena concepita ed eseguita con visione unitaria ed armoniosa, una scena sulla quale l’occhio riposa e gode del sapiente contrapporsi e combinarsi di masse scultoree, di gesti, di membra, di pieghe e panneggi; persino gli elementi geometrici, come la croce, i flagelli, la lanca, sono disposti in modo da non rompere, bensì assecondare tale armonia. 

Le Varette contenute in questo Museo sono un esempio del livello di perfezione dell’artigianato della scultura in legno, fiorente ed operoso nel meridione d’Italia nel XIX secolo.

 Il museo custodisce, inoltre, la vara del Cristo Morto, opera di artigiani Cittanovesi, risalente al 1856 e l’imponente statua del Cristo Risorto opera di certa attribuzione dell’illustre scultore di Garopoli, Domenico De Lorenzo, risalente 1797.

Scopri
altro su