La chiesa è sorta nel XV sec. contemporaneamente all’abitato – nel rione Terra – e ne ha condiviso le vicende storiche; nel 1783, il famigerato terremoto l’ha distrutta con gran parte dell’abitato.
Dal 1784 se ne è avviata la ricostruzione nello stesso sito e con essa di tutto l’abitato ma quest’ultimo in luogo più basso e meno in salita. L’edificio misura circa 28 m di lunghezza, 9 m di larghezza e 10 m di altezza e nel portale ligneo d’ingresso è incisa la data 1832.
Nel 1863 e nel 1872 sono state realizzate opere di rafforzamento dei muri laterali e di sistemazione del tetto che il terremoto del 1908 ha fatto crollare di nuovo; esso è stato ricostruito qualche tempo dopo; infine, nel 1996 sono stati realizzati importanti “lavori di manutenzione straordinaria e di risanamento conservativo”.
Essa è oggi un organismo ad aula con profondo coro e abside, poiché le previste navate laterali non sono state mai costruite, per l’esigua superficie disponibile.
Le sue condizioni sono alquanto precarie.
All’interno le paraste che scandiscono le pareti hanno il fondo arretrato, le basi e i capitelli di ordine ionico cinquecentesco che risalta con il colore azzurro del fondo; il fregio è dipinto in sottofondo in grigio su cui risaltano leggeri decori fitomorfici bianchi. Nei risalti della trabeazione vi sono piccoli cesti di fiori e nella parte più alta delle paraste, risaltano dal fondo azzurro grappoli di fiori bianchi.
Al fondo dell’abside la trabeazione si interrompe per accogliere una grande ma semplice cornice in stucco che contiene una tela di pregio (Madonna Immacolata con Angeli musicanti e simboli delle laudi).
L’altare maggiore, proveniente dall’antica chiesa, sopravvissuto al terremoto del 1783, è rivestito di marmi siciliani in prevalenza rossi, mostra i segni delle vicissitudini che ha attraversato: un interesse particolare suscitano le due belle e raffinate profilature modanate che segnano il piano ideale della mensa ed il livello da cui spicca l’altare, realizzate con maestria in intarsio marmoreo.
La festosità degli interni, tipica del Settecento italiano, contrasta qui con una risoluzione severa degli esterni che ha sofferto anche per la “riduzione” dell’impianto planimetrico.
L’edificio è adesso raggiungibile a piedi attraverso un percorso in ripida salita; é un po’ isolato dal contesto dell’abitato che risulta come somma di nuclei abitati prossimi.